Vito Morroide, siciliano, ex collaboratore de “La Stampa Abrasiva” ed ora direttore di “Testata Azzurra”, non deve essere un giornalista e direttore di giornale.
A dirlo sono io, Littorio Brembi, direttore del quotidiano “Il Disinformato”, bergamasco puro di Bergamo alta, figlio di una Waffen-SS italiana, e pronipote di un garibaldino.
Chiedo che sia condannato a morte ed i suo corpo dato in pasto ai leoni per la sua condotta immorale perché egli è un cattivo esempio e principio di degrado per un paese come l’Italia ed in particolare la Padania dove non c’è un colpevole che sfugga al carcere.
Vito Morroide assume segretarie di bell’aspetto e poi impone loro di vestire con minigonne non più lunghe di dieci centimetri. Quando le chiama in ufficio, ordina sempre di prendere documenti sistemati in scaffali bassi, quasi a terra, così che queste devono abbassarsi e mostrare il sedere e le mutandine. Inoltre assume come giornalisti solo persone che sanno scrivere e comunicare bene i fatti non facendo ricorso a raccomandazioni, nepotismo e baronaggio.
Ecco i gravissimi fatti che dovrebbero prima rimuoverlo dalla carica di direttore di un giornale e poi condannarlo.
Io, Littorio Brembi, che detesto i terroni, i negri, i musulmani, i cinesi, i latino-americani, gli indiani, gli slavi e gli zingari; gente che desidererei sparisse dalla faccia delle terra o almeno andrebbe ridotta di numero ed i pochi rimasti, tenuti in schiavitù.
Io Littorio Brembi, che detesto i bergamaschi della parte bassa della città e soprattutto gli operai e tutti coloro che fanno lavori manuali, e tutti i poveri di qualsiasi origine tanto che gli toglierei il diritto al voto.
Io Littorio Brembi, che sono una grande firma del giornalismo, e me lo ripeto tutti i giorni da solo. Dall’alto della mia moralità, condanno duramente Vito Morroide.
Io, Littorio Brembi invece sono un bravo datore di lavoro e non mi limito a fare il guardone, ma violento le segretarie direttamente sulla mia scrivania e poi le licenzio in tronco perché usano il sesso per fare carriera. Sono generoso con i giornalisti miei sottoposti solo se vengono da famiglie di giornalisti di quattro generazioni. Se invece sono giornalisti figli di persone di umile origine, non li assumo. Gli altri impiegati della mia testata li tratto con umanità e quando battono la fiacca lì frusto, quando si ammalano li licenzio, le donne se gravide le licenzio in tronco. Tutto questo perché io, Littorio Brembi, sono del parere che “il lavoro rende liberi” e che “ognuno non vale per quello che è ma per quello che produce”.
Concludo con un appello dall’alto della mia moralità e di quella dei miei avi, alla nazione, al paese, alla classe politica, alle associazioni affinché si prendano gli opportuni e severi provvedimenti contro Vito Morroide.”
Littorio Brembi
Fonte “Il Disinformato” 7 settembre 2009